CACCIA ANTISOMMERGIBILI "UJ 2216" KT
L' affondamento
Il
"KT" (lett. "Kriegstransporter") era in origine una lussuosa
e raffinata imbarcazione privata di proprietà francese, appartenuta al
Barone Henri de Rotschild, e costruita nel 1926 col nome di "Eros".
Nell'Aprile 1939 venne requisita dalla Marina francese e rinominata "AD
227", nome con cui venne mandata in missione diplomatica in Corsica, ad
Ajaccio.
In seguito venne per un breve periodo restituita ai legittimi proprietari ma
con lo scoppio della II guerra mondiale, venne requisita una seconda volta dal
governo francese, armata a Tolone e rinominata "AD 196", successivamente
"P 140" ed assegnata a missioni in Marocco (Tangeri) come cargo armato
di scorta per i sommergibili francesi "Arianne" (Dicembre 1939) ed
"Espadon" (Aprile 1940) e poi come nave da trasporto truppe in servizio
per il nord Africa fino al 1942, anno in cui fece ritorno alla base di Tolone.
Tra gli altri utilizzi fu previsto anche quello di vascello "presidenziale",
opportunamente predisposto per il rango, per il maresciallo Petain, per la eventualità
che questi avesse dovuto ricorrervi per trasferirsi ad Algeri in caso di occupazione
nazista (opzione mai realizzatasi).
Da Tolone la nave venne assegnata dal governo francese al pattugliamento costiero,
dopo essere stato rinominato per la quinta volta col nome di "Incomprise".
Dopo la caduta di Tolone (27 Novembre 1942) in mani tedesche fu catturata e
incorporata nella flottiglia della "Reichskriegsmarine" nazista.
Nel
giro di 9 mesi venne completamente e profondamente modificata e riarmata per
diventare un caccia antisommergibili con il suo ultimo nome: "UJ-2216".
Prese servizio di guerra il 27 Settembre 1943, come parte della 22° Flotta
cacciasommergibili classe UJ, di stanza a Genova.
La sera del 13 Settembre 1944, alle 22.30 circa, l' UJ-2216 stava tornando a
Genova da una missione di scorta a due posamine che avevano appena terminato
la posa delle mine nel porto di La Spezia. Fu scoperto da un ricognitore alleato,
che lo bombardò senza colpirla.
Alle 03.30 della mattina successiva, dopo essersi probabilmente fatto scoprire
da un sommergibile alleato, per aver aperto il fuoco su indicazioni confuse
del personale sonar di bordo, fu individuato e centrato da un siluro in zona
poppiera. Si inabissò velocemente, causando 6 morti e 17 dispersi tra
l'equipaggio, a causa dalla contemporanea esplosione del consistente munizionamento
di poppa (granate antisommergibile).
L'armamento
comprendeva 3 ampie piattaforme antiaeree: una prodiera, dotata di un cannone
da 88 mm, e due in successione a scendere a poppa, di cui una armata con mitragliera
binata antiaerea da 35 mm. Ai lati a poppa e prua 2 gruppi di mitragliatrici
leggere da 20 mm: delle 2 di prua sono visibili solo i supporti, mentre le 2
di poppa sono restate intatte, ma ricoperte dalle reti, che avvolgono una grossa
parte del relitto
Negli anni passati (1971) sono state asportate la bussola del timone (ora a
Torino, presso Bari Sub) ed una mitragliera leggera.
L' immersione
L'
UJ-2216 giace in posizione di navigazione, prua verso sud, a circa 58-60 m.
di profondità.
Il relitto, ad eccezione della parte poppiera, andata distrutta con l'esplosione,
è in buono stato di conservazione, ma avvolto in parte dalle reti e percorso
da molte cime e da lenze a cui fare attenzione. Il ponte di comando era stato
rinforzato ai lati, e nasconde in parte gli oblò, mentre sul tetto del
cassero di prua giace ancora l' albero, che arriva sù fino alla quota
di 35-36 m. circa.
Il fondale sedimentoso favorisce il sollevamento di fango e pulviscolo, che
può ostacolare l'immersione, sicuramente classificabile di livello tecnico
per possibilità di correnti, scarsa visibilità e profilo decompressivo
con miscela.
La minima dotazione per una prima esplorazione non frettolosa ed in sicurezza
dovrebbe almeno prevedere una bombola di fase di ossigeno. Sarebbe indicata
l' immersione con miscela Trimix, leggermente ipossica (18-19%) con PHe calibrata
per una PN2 con PEN (Profondità Narcotica Equivalente) attorno ai 40
m. e deco in O2 e/o in EAN 50 per tappe di decompressione inferiori ai 3 metri.
Occorrono diverse immersioni per catturare i moltissimi dettagli della nave,
che è uno dei più interessanti relitti del Mediterraneo, sia come
storia che come possibilità fotografiche.