CIELI D'ACQUA
I relitti aeronautici del secondo conflitto mondiale nei mari del mondo.

di STEFANO BERUTTI


Nella storia dell'umanità la seconda guerra mondiale è stato il conflitto nel quale si è fatto ricorso all'utilizzo di armi di ogni tipo da parte dei belligeranti, comprese quelle nucleari. Fu proprio durante tale periodo che l'aviazione si sviluppò ed affermò quale arma determinante nell'esito delle battaglie. (1)


Fra il 1939 ed il 1945 le industrie aeronautiche delle varie nazioni costruirono un numero senza precedenti di aeroplani: è stato calcolato che gli Stati Uniti d'America realizzarono oltre 250.000 velivoli, mentre Germania, Gran Bretagna, Italia, Unione Sovietica ed il Giappone produssero non meno di 500.000 apparecchi.
La maggior parte di questi velivoli sono stati persi in combattimento oppure sono svaniti nel nulla durante le missioni di guerra ed altro non si è saputo se non che non sono tornati alla base.
I restanti velivoli vennero impiegati in altri conflitti, ma la maggior parte di queste macchine venne messa in disarmo, fatta fondere o lasciata arrugginire. Così, ad esempio, dei complessivi 12.731 esemplari di "B17 Flyng Fortress" solo 20 sono arrivati fino ai nostri giorni, cioè lo 0,15% del totale, e si tratta di uno dei modelli più diffusi, mentre altri velivoli, e sono la quasi totalità, furono quasi tutti distrutti.

I pochi aerei "sopravissuti" ed ancora funzionanti vennero acquistati da privati per impieghi agricoli, trasporto merci o fotografie aeree, subendo spesso importanti modifiche nella struttura ed adattamenti per i nuovi impieghi tanto che, ad esempio, fino a poco tempo fa in Bolivia veniva utilizzato un B17 per il trasporto di carni fresche avendovi installato una cella frigorifera.
Nel 1977 in Italia si giunse alla fondazione del Museo Storico dell'Aeronautica di Vigna di Valle, avendo salvato solo pochissimi velivoli dell'ultima guerra: in alcuni casi, per poter procedere al restauro ed alla musealizzazione di alcuni di essi, si rese necessario il recupero di relitti aeronautici precedentemente localizzati in mare.(2)

Ma oltre ai musei dell'aeronautica, solo il mare custodisce gli aerei della seconda guerra mondiale anche se l'ossidazione e l'azione elettrochimica dei sali dell'acqua contribuisce al loro lento ed inesorabile deterioramento. Inoltre i relitti aeronautici giacenti sui fondali marini, almeno per quanto concerne quelli accessibili ai subacquei sportivi fino a 50-60 metri di profondità, sono sottoposti alla distruzione ed asportazione delle loro parti dai "cacciatori di souvenir".
La mancanza di alcuni pezzi del relitto determina la difficoltà per i ricercatori di poter risalire alla sicura identificazione dell'aereo, al Reparto di appartenenza ed alla storia del velivolo: è come se ad un libro venissero strappate le pagine. (3)

Sorvolo del relitto Affioramento dei palloni Affioramento completo Traslazione con i palloni
Sequenze di recupero del caccia "Curtiss P 40 L Warhawk", Latina 1998.
Per gentile concessione di Angelo Silvestri, 2004.
 


Una nuova archeologia?

Fu il generale Giuseppe Pesce, fondatore del Museo Storico dell'Aeronautica, a coniare il termine di "archeologia aeronautica" ed a definire i criteri metodologici ed operativi della nuova disciplina (4).
Istintivamente si è portati a mettere in relazione il reperto oggetto di studio con il tempo trascorso e pertanto ciò che è stato realizzato "soltanto" cinquanta o sessant'anni fa potrebbe essere considerato troppo "giovane".
Ma il concetto di antichità è relativo visto che la rapida evoluzione tecnologica ha determinato l'invecchiamento di oggetti del recente passato; pertanto un piccolo intervallo di tempo può essere considerato lungo, se la velocità di variazione dei fenomeni nel periodo considerato è molto grande.

La ricerca e lo studio dei relitti aeronautici, spesso condotti con le stesse tecniche d'indagine e di scavo dell'archeologia subacquea (5), hanno consentito non solo di risalire alle caratteristiche costruttive dei velivoli ma anche a fatti e vicende della storia che hanno visto protagonisti questi mezzi e gli uomini che li pilotavano, altrimenti destinati e restare sconosciuti.
Senza lo sforzo dei ricercatori e degli appassionati di "archeologia aeronautica" probabilmente le future generazioni, che conoscono ben poco degli aerei ad elica, potrebbero non sapere più niente di questi stupendi velivoli che rappresentano una parte significativa del nostro passato e dei quali è importante preservare la memoria.


Un mondo di ali sommerse

I relitti aeronautici sono localizzati sopratutto nelle località in cui gli scontri e le battaglie sono stati più intensi e cruenti.
Basti pensare alle battaglie aeronavali combattute tra i giapponesi e gli americani per il controllo delle isole del Pacifico: battaglie quali, ad esempio, quella delle Isole Marianne, Iwo Jima od Okinawa, solo per citarne alcune, ebbero un esito decisivo grazie al consistente impiego dell'arma aerea da parte dei contendenti.
L'arcipelago Truk, situato ad oriente delle Filippine a 7° di latitudine nord, già teatro di queste violente battaglie, è attualmente uno dei cimiteri di navi ed aerei da battaglia più spettacolari.
Questo arcipelago della Micronesia, caposaldo giapponese nel Pacifico durante la seconda guerra mondiale, grazie alla sua conformazione naturale era considerato pressochè inespugnabile tanto che venne soprannominato la "Gibilterra" del Pacifico. Quando nel 1943 gli americani stabilirono il piano per la sua conquista si pensò ad un attacco con soli aerei, sistema che avrebbe poi fatto la storia nella conquista del Pacifico.

Il 16 febbraio 1944 incominciò l'operazione d'attacco "Hailstone": durante la notte la flotta navale americana formata da nove portaerei, sei corazzate, diversi incrociatori e cacciatorpediniere, si avvicinò a Truk. All'alba del successivo 17 febbraio ben 72 caccia "Hellcat" si alzarono in volo e puntarono contro la fortezza giapponese. La battaglia che ne scaturì fu la più cruenta che la storia ricordi: ogni trenta secondi una aereo precipitava in fiamme. Poche ore dopo decollarono dalle portaerei americane anche i bombardieri "Dauntless" e gli aerosiluranti "Avenger" i quali compirono una trentina di incursioni, ognuna delle quali venne stimata essere stata più violenta rispetto all'attacco giapponese a Perl Harbour.
Alla fine della battaglia, oltre alle fortificazioni giapponesi, risultarono distrutti complessivamente 416 aerei ed affondate oltre 60 navi.

Il 15 agosto 1945 l'avanposto giapponese di Truk, stretto d'assedio ed allo stremo delle forze, capitolò definitivamente.
Negli anni successivi il conflitto l'arcipelago micronesiano rimase completamente chiuso per consentire le operazioni di bonifica della laguna. Oggi Truk è stata dichiarata zona di rilevante interesse storico e nulla di quanto si trova nei suoi fondali può essere asportato: i relitti della Laguna costituiscono un vero e proprio museo sommerso, meta prediletta dei subacquei di tutto il mondo.
Nel Mediterraneo i relitti sono distribuiti su una superficie decisamente più vasta, pertanto in un contesto che rende difficilmente praticabile la realizzazione di un "museo sommerso" simile a quello micronesiano. Tuttavia è possibile individuare alcune zone che, per la concentrazione di relitti aeronautici, risultano particolarmente interessanti per l'archeologia.

Nella zona di mare circostante le isole di Malta, Gozo e Comino, già teatro di una guerra aerea particolarmente intensa, giacciono numerosi relitti aeronautici della seconda guerra mondiale di ogni nazionalità: inglesi, italiani, tedeschi e americani. Anche la zona attorno all'isola di Pantelleria e tutta la costa meridionale della Sicilia risultano particolarmente interessanti: la conformazione dei fondali e la non eccessiva profondità, che ad una distanza media di circa venti chilometri dalla costa non supera quasi mai i 50 metri, facilitano e rendono questa zona particolarmente adatta alle ricerche archeologiche.
Particolarmente interessante è anche la costa di Reggio Calabria, il Golfo di Salerno e la zona di mare antistante Anzio e Nettuno, quest'ultima teatro dello sbarco alleato del 1944, nelle cui acque poco profonde giacciono numerosi velivoli.
Il tratto di mare compreso tra la Corsica e la costa Toscana fu interessato nel periodo bellico da un intenso traffico aereo diretto verso il centro Europa ed infine, per quanto riguarda il mare Adriatico, la costa da Pescara fino a Manfredonia presso la quale erano collocate numerose basi aeree (6).

Emersione completata Primi controlli Trascinamento alla spiaggia Scoperta della scritta


Due significativi recuperi

In Italia si è proceduto, in almeno due occasioni, al recupero di relitti aeronautici considerati di particolare interesse per il restaturo e la successiva musealizzazione.
Il primo, avvenuto nel mese di giugno 1982, si riferisce al tentativo di recupero di un aereo da caccia americano "Republic P 47 Thunderbolt" mentre il secondo, avvenuto il 12 gennaio 1998, al recupero di un velivolo "Curtiss P 40 L Warhawk", unica versione esistente di questo tipo di aereo da caccia.

Le operazioni descritte in questo articolo, anche se conclusesi in modo diverso, sono particolarmente importanti e significative per l'impiego di mezzi, uomini e tecniche e trovano riscontro soltanto nei più tradizionali interventi di archeologia subacquea. Inoltre, a parte l'interesse storico-museale che questi relitti rappresentano, tali recuperi sono stati un vero e proprio "banco di prova" per la nuova disciplina dell'archeologia aeronautica nonché, nel bene e nel male, un punto di riferimento per eventuali analoghe iniziative.
Nel mese di settembre del 1976, circa tre miglia al largo della costa di Santa Marinella (Civitavecchia), durante un'immersione su un fondale a venti metri di profondità, due subacquei sportivi si trovarono inaspettatamente di fronte al relitto di una aereo da caccia.

Ad un primo rapido esame il relitto, che si rivelò essere un aereo da caccia americano "Republic P 47 Thunderbolt", si presentava in complessive buone condizioni. Soltanto il motore era staccato dalla struttura del velivolo mentre le pale dell'elica erano leggermente piegate all'indietro. L'abitacolo, ancora integro, era aperto e le cinture del pilota sganciate, indizi che permisero di ipotizzare che, probabilmente, durante la fase di ammaraggio il motore girava lentamente ed il pilota ebbe la possibilità di abbandonare l'aereo prima che affondasse.
Il relitto fu segnalato alle competenti Autorità e, poichè si presentava integro e di particolare interesse per un eventuale restauro e successiva musealizzazione, ne venne deciso il recupero.
Le operazioni vennero affidate ai Sommozzatori del Centro di Sopravvivenza Aerosoccorritori dell'Aeronautica Militare ed al 1° Raggruppamento Elicotteri Esercito "Antares" di Viterbo, con il contributo e la consulenza del personale specializzato del Museo dell'Aeronautica di Vigna di Valle.

Si provvide pertanto ad imbracare l'aereo ed a sollevarlo mediante palloni idrostatici, quindi venne "trascinato" lentamente vicino alla costa e appoggiato su un fondale più basso da dove si sarebbe provveduto al successivo sollevamento con altri mezzi.
Per la prima volta in Italia venne deciso di sperimentare il recupero di un relitto dal fondo del mare mediante l'impiego di un apparecchio ad ala rotante, quindi senza avvalersi dei pontoni galleggianti solitamente impiegati allo scopo.
Poiché il velivolo era stato spostato nella zona di mare antistante il Centro di Addestramento al tiro di Furbara, i Sommozzatori del Centro di Sopravvivenza dell'Aeronautica Militare ritennero opportuno assumere la responsabilità del recupero del velivolo nonchè quella di coordinare le operazioni con il Ragruppamento "Antares", che mise a disposizione un elicottero "CH 47 Chinook", in grado di sollevare un peso massimo di circa diecimila chilogrammi al gancio baricentrico.
Il peso del relitto venne stimato in circa seimila chilogrammi, tenuto conto anche dell'acqua residua che inevitabilmente non avrebbe fatto in tempo a defluire completamente dalla fusoliera.

Per tale motivo venne deciso di sollevare il velivolo in posizione inclinata, con la coda verso il basso, per facilitare la fuoriuscita dell'acqua dai portelli di coda. L'aereo venne quindi imbracato con cavi d'acciaio collegati ad una speciale piattaforma galleggiante, idonea ad agganciare automaticamente il cavo di sollevamento dell'elicottero.
La mattina del 21 giugno 1982 iniziarono le operazioni di recupero; all'evento erano presenti molti giornalisti e la televisione nazionale per documentare l'insolito recupero.
Verso le 9,30 l'elicottero "CH 47" si posizionò sulla verticale del relitto, lo agganciò e, stazionando in "hover", iniziò il recupero dell'aereo. Improvvisamente sulla superficie del mare, sotto gli schizzi d'acqua creati dalla turbolenza delle pale dell'elicottero, apparve come un fantasma il relitto del caccia americano "P 47".
L'elicottero forzò al massimo i motori per circa trenta secondi poi, forse perché al limite della capacità di sollevamento, fu costretto ad adagiare nuovamente il relitto sul fondo.
Infatti, come dichiarò successivamente il pilota, la temperatura ambientale non consentiva un ottimale raffreddamento delle turbine dei motori dell'elicottero e pertanto venne deciso di non rischiare oltre (7).
Si decise pertanto di rinviare il recupero per effettuarlo in un'altra occasione a mezzo di un pontone galleggiante anche se, di fatto, a causa di alcuni problemi tecnici e ad una buona dose di sfortuna, fino ad oggi non è stato ancora possibile effettuare il recupero del relitto.

Volo attraverso il tempo

Nel 1997 il Presidente dell'Archeosub Pontino, Sig. Angelo Silvestri, appassionato subacqueo, esperto di velivoli storici e profondo conoscitore di relitti aeronautici, localizzò a circa 200 metri dal litorale di Capo Portiere (Latina) il relitto, pressochè integro, di un velivolo "Curtiss P 40 L Warhawk" .
Considerate le ottime condizioni complessive del relitto, e l'interesse storico che lo stesso costituiva, ne venne deciso il recupero, non prima di aver espletato le incombenze burocratiche relative alla denuncia del ritrovamento ed autorizzazione al recupero da parte delle competenti Autorità.

E' significativo il fatto che, per la prima volta in Italia, il recupero di un relitto di particolare interesse storico ed archeologico è stato possibile grazie al totale impegno dei privati ed, in particolare, dei subacquei dell'Associazione "Archeosub Pontino" di Latina.
Ai lavori di recupero contribuì anche la Ditta di Lavori Subacquei "Tecnosub", che mise a disposizione il pontone appoggio necessario alle operazioni.
Nella fase di scavo, che durò tre giorni e precisamente dal 9 all'11 gennaio 1998, il velivolo venne liberato dal fango con delle "sorbone" e quindi imbracato e sollevato mediante l'impiego di 14 palloni idrostatici che garantivano una spinta complessiva di 12.000 Kg.

Analisi della scritta Arrivo sulla terraferma Posizionamento in spiaggia La scritta sulla fiancata

La spinta di sollevamento era sicuramente ben superiore al peso del velivolo, stimato in circa 4.000 Kg, ma fu necessaria per vincere l'effetto "ventosa" che la sabbia esercitava sul relitto.
L'aereo, tenuto in sospensione dai palloni, venne quindi collocato su una speciale "slitta", appositamente realizzata, necessaria per trascinare e far "scivolare" il relitto fino a riva; l'operazione di "traino" venne effettuata mediante una grossa gru collocata a terra.
Appena recuperato, iniziarono subito le operazioni di restauro del velivolo che durarono alcuni anni ed oggi il "Curtiss P 40 L Warhwak", unico esemplare esistente in questa versione, si trova esposto presso il Museo di Piana delle Orme (8).


Museologia e criteri espositivi


I relitti aeronautici, dopo il recupero ed il successivo restauro, devono essere resi fruibili al pubblico secondo precisi criteri espositivi.
Il metodo cronologico è normalmente quello più seguito: i velivoli in questo caso vengono esposti secondo un criterio temporale, avuto riguardo al periodo di fabbricazione ed impiego degli stessi.
Talvolta in considerazione dell'importante e particolare sviluppo di alcune componenti dei velivoli quali, ad esempio, motori, armamenti, apparati radio, sistemi radar od altro, potrebbe essere necessario integrare ed intercalare l'esposizione con altre, più specifiche di carattere monotematico, al fine di consentire una più particolareggiata comprensione dell'argomento proposto ed evidenziare determinate caratteristiche costruttive e tipologiche delle macchine.

Oltre alle esposizioni a carattere monotematico, vi sono le cosidette mostre commemorative o "a soggetto", spesso realizzate per la rievocazione di determinate imprese, fatti, episodi od eventi, la cui finalità è però quella di rappresentare esclusivamente cose o fatti celebrativi che durano il periodo delle rievocazione e/o delle celebrazioni.
In Italia vi sono alcuni importanti Musei dell'Aeronautica i quali, oltre ad essere i luoghi dove sono fisicamente custoditi ed esposti i velivoli ed i cimeli del passato, assumono una rilevante funzione didattica nella divulgazione della conoscenze e della storia dello sviluppo tecnologico, che è parte integrante della cultura dei paesi industrializzati.
Tra questi il Museo Storico dell'Aeronautica Militare Vigna di Valle, la cui sede espositiva è collocata in prossimità della sponda meridionale del lago di Bracciano, già sede del primo cantiere sperimentale aeronautico. Inaugurato il 24 maggio del 1977, il Museo raccoglie in quattro hangar distribuiti su un'area espositiva di circa undicimila metri quadrati, ben sessanta velivoli di ogni epoca, ottanta motori e numerosi cimeli aeronautici.
Di particolare interesse è anche il Parco Tematico dell'Aviazione di Rimini, innaugurato il 2 aprile 1995, dove su un'area all'aperto sono esposti circa trenta velivoli da combattimento. Nello stesso Museo, in un padiglione coperto, è inoltre possibile osservare le divise delle varie epoche e le tute di volo utilizzate dai piloti italiani, unitamente a numerose immagini fotografiche inedite, decorazioni e medaglie dei diversi "assi" della guerra aerea.

Inaugurato nel 1992, il Museo Gianni Caproni di Trento, raccoglie una collezione circa venti aeroplani storici e numerosi cimeli raccolti e conservati nel tempo dalla famiglia Caproni e da questa donata alla Provincia Autonoma di Trento. E' doverso segnalare inoltre che il Museo Caproni, costantemente impegnato nella divulgazione della cultura scientifica e tecnologica, affianca alla tradizionale forma espositiva museale una nuova forma di comunicazione divulgativa di tipo interattivo.
In ultimo, ma non meno importante, il Museo Storico dell'Aeroporto Militare "Tommaso dal Molin" di Vicenza, presso il quale è possibile osservare una significativa ed importante collezione di alcuni velivoli storici nonchè diverse parti di relitti, tra i quali i resti di un Me 109 G, parti di un Savoia Marchetti SM, ed altro ancora.

Deposizione a terra Delimitazione dell'area



Conclusioni

Se l'industria aeronautica, dopo il 1945, fosse stata capace di mantenere lo stesso ritmo di sviluppo avuto durante gli anni della guerra, probabilmente l'aviazione sarebbe più sviluppata di quello che è attualmente, nonostante gli incontestabili progressi dei voli spaziali.
Potrebbe sembrare un'amara constatazione il fatto che l'ingegno umano raggiunge spesso durante la guerra livelli di inventiva e capacità tecnica forse non riscontrabili nei periodi di pace. Tuttavia gli straordinari progressi ottenuti nello sviluppo dei mezzi aerei, degli apparati motore e degli armamenti sono anche la testimonianza della capacità tecnica e produttiva delle nazioni per le quali, nel bene e nel male, la "posta in gioco" era la loro stessa sopravvivenza.

Gli aerei che caratterizzarono il secondo conflitto mondiale sono macchine di grande bellezza, per il cui sviluppo le nazioni belligeranti non risparmiarono enormi finanziamenti.
Tuttavia il know-how tecnologico acquisito in un così relativamente breve periodo di tempo ha lasciato aperte molte lacune circa l'evoluzione tecnica e la stessa storia aeronautica che ha caratterizzato quel periodo.

La ricerca e lo studio dei reperti aeronautici potrà sicuramente colmare tali lacune e probabilmente nel prossimo futuro la ricerca in mare dei relitti aeronautici fornirà ancora un significativo contributo allo studio dei velivoli storici ed alla disciplina dell'archeologia aeronautica anche se, tali ricerche dovranno necessariamente orientarsi, come già avviene per l'archeologia subacquea (9), verso gli alti fondali, sicuramente più ricchi di reperti aeronautici e fin'ora in gran parte inesplorati.
Alcune ricerche effettuate con apparecchi da rilevamento acustico (side scan sonar) fino a profondità prossime ai 200 metri attorno l'isola di Malta, hanno evidenziato la presenza in questi fondali di numerosi relitti aeronautici.

Ma l'alta profondità (10) se da una parte garantisce una maggiore "integrità" dei relitti, in quanto difficilmente accessibili ai "cacciatori di souvenir" e poiché meno soggetti all'azione distruttiva causata dalle reti "strascicanti", rendendoli così più "appetibili" per la quantità di dati ed informazioni che possono fornire agli esperti, d'altra parte presuppone l'impiego di mezzi d'intervento e tecnologie per la ricerca avanzati. Tra questi, ad esempio, tecniche di immersione in saturazione, impiego di minisommergibili, campane d'immersione, R.O.V. (11), ecc., tutte apparecchiature che sono normalmente nella disponibilità degli Enti di Stato, dei Corpi Militari o delle grandi Ditte di lavori subacquei.

Probabilmente, nel prossimo futuro, solo l'auspicabile proficua collaborazione tra gli archeologi e gli Enti dello Stato potrà contribuire ad un significativo sviluppo delle ricerche, così da poter garantire alle future generazioni la conoscenza delle testimonianze delle capacità evolutive dell'ingegno umano.

 

Note:
1) Nel 1921 il teorico d'arte militare italiano generale Giulio Douhet (1869-1930), nel suo volume "Il dominio dell'aria", sviluppò il principio secondo cui è possibile mettere "in ginocchio" il nemico soltanto con massicci bombardamenti aerei.
Il Dohuet espresse sinteticamente il suo concetto con la frase lapidaria: "Opporre resistenza a terra e cercare di decidere le sorti della guerra in aria!".
Winston Churchill commentò che, tra tutte le forme di forza militare, il potere aereo è difficile da misurare ed è persino difficile esprimerlo in termini precisi. Il potere aereo è in sé vigoroso, flessibile, veloce e di ampio raggio ma, come il potere militare marino e terrestre, la sua efficacia è inversamente proporzionale alla distanza dalla base operativa.

2) In Italia si è proceduto, in almeno due casi, al recupero di relitti aeronautici per consentirne il restauro e la successiva musealizzazione: nel 1991 presso Capo Ferrato, in Sardegna, venne recuperato, pressochè integro, il relitto del caccia italiano "Reggiane Re 2001", poi restaurato presso le Officine del Museo Aeronautica Vigna di Valle.
Sempre in Sardegna, nel 1996, venne rinvenuto un aereo da caccia "Macchi MC 202". Dal velivolo è stato recuperato l'armamento di lancio costituito da due mitragliatrici ed altre parti che, dopo il restauro, vennero collocate su velivoli che ne erano sprovvisti.
Il 12 gennaio 1998, nel tratto di mare antistante Anzio, venne recuperato il relitto di un aereo da caccia "Curtiss P 40 L Warhawk", unico esemplare esistente di questa versione.
Presso il Museo dell'Aeronautica di Hedon (Londra) si trova la più importante raccolta di velivoli militari della Royal Air Force.
Tra questi aerei vi è il bombardiere "Handley Page Halifax", matricola W 1048, che la notte del 27 aprile 1942 attaccò la corazzata tedesca "Tirpiz" che si trovava all'ancora nel Frotten Fijord in Norvegia. Colpito dalla contraerea il velivolo riuscì a compiere un atterraggio di fortuna sulla superficie ghiacciata di un lago. L'equipaggio del bombardiere riuscì a mettersi in salvo ma il velivolo, a seguito del disgelo, colò a picco in un fondale di 25 metri. L'aereo venne recuperato e, dopo il restauro, esposto presso il Museo della R.A.F.
Dal 1995 il Museo dell'Aeronautica Vigna di Valle ha promosso una campagna, denominata "Ali sul fondo", allo scopo di rintracciare ed ove possibile recuperare le testimonianze del recente passato aeronautico che si trovano nei mari italiani.

3) Nel 1994, il Dr. Domenico Macaluso, Ispettore Onorario dell'Assessorato per i Beni Culturali della Regione Sicilia, localizzò assieme ad alcuni subacquei del "Club Seccagrande" un relitto aeronautico nella zona di mare antistante Ribera (AG). Dopo la prima fase ricognitiva del velivolo si passò all'individuazione mediante ricerche bibliografiche ed al confronto delle fotografie del relitto con alcuni schemi di aerei della seconda guerra mondiale.
Ma l'elemento determinante all'identificazione del relitto, che venne poi accertato trattarsi di un caccia Aermacchi MC 202 "Folgore", fu uno degli strumenti di bordo sul quale si poteva leggere distintamente "Società Aeronautica Italiana Ing. Ambrosini", indizio che consentì di "restringere" la ricerca ai soli velivoli italiani.
Inoltre, la presenza a bordo dell'impianto di respirazione ad ossigeno del pilota, di fabbricazione tedesca, permise di collocare temporalmente la perdita dell'aereo sicuramente ad un periodo successivo la prima metà del 1942, poichè l'installazione sul velivolo di questo tipo di impianto di respirazione venne effettuata nell'aprile del 1942.

4) Giuseppe Pesce, Archeologia Aeronautica, Stile Regina Editrice, 1988, Roma.

5) A titolo di esempio si potrebbe citare il recupero avvenuto nel 1969 dell'idrovolante "Curtiss HS 21", detto "La Vigilante".
L'apparecchio affondò nelle acque del Lago Toss in Canada il 2 settembre 1922 dopo un atterraggio di emergenza dove rimase sott'acqua per ben 47 anni. Successivamente ne venne deciso il recupero per consentirne il restauro e l'esposizione presso un museo. L'aereo si presentava in complessive buone condizioni di conservazione grazie alla melma del fondale che lo aveva ricoperto e che ne aveva preservato la struttura lignea. Per scavare il relitto i subacquei utilizzarono delle pompe aspiratrici (sorbone) e successivamente, dopo aver imbracato il relitto, lo sollevarono con dei fusti metallici riempiti d'aria. Una volta riportato a terra il velivolo venne trattato con "Carbowax 1540", una sostanza utilizzata per proteggere e prevenire il deterioramento della struttura che si sarebbe inevitabilmente "innescato" con l'esposizione all'aria.

6) Giuseppe Pesce, op. cit.

7) Valter Fiorani, "Era un caccia dell'ultima guerra", Mondo Sommerso nr.261, 1982, pp. 112-113.

8) G.Galvan e P. Francois, "Un falco americano emerge dal mare", Aerei, nr., pp.52-53, 1998; Pietro Faggioli e Maurizio Lazzari, "L'Aereo di Skipper", Mondo Sommerso nr.5, maggio 1998, pp.48-59.

9) Nella sola zona francese del Mediterraneo sono stati localizzati ben 600 siti archeologici, di questi il numero dei siti profondi rappresenta il 12% del totale (tratto da F. Benoit, "L'Archéologie sous-marine à grand profondeur: fiction ou réalité" in "Archeologia subacquea come opera l'archeologo sott'acqua storia delle acque", Quaderni del Dipartimento di archeologia e Storia delle Arti, Sezione Archeologica, Università di Siena, Edizioni all'Insegna del Giglio, 1998, Firenze).

10) Secondo le attuali Leggi e normative che disciplinano e regolamentano la ricerca e l'attività professionale subacquea, più o meno armonizzate e unificate nei paesi della Comunità Europea, sono considerate attività di "alto fondale" tutte le operazioni subacquee effettuate oltre i 50 metri di profondità.

11) R.O.V.: Remotely Controlled Vehicle, veicoli subacquei collegati alla superficie mediante ombelicale e dotati di propulsori elettrici o idraulici che consentono loro di spostarsi tridimensionalmente.

Bibliografia:
- Giuseppe Pesce, Archeologia Aeronautica, Stile Regina Editrice, 1988, Roma;
- AA.VV., Archeologia subacquea come opera l'archeologo sott'acqua storia delle acque, Quaderni del Dipartimento di archeologia e Storia delle Arti, Sezione Archeologica, Università di Siena, Edizioni all'Insegna del Giglio, 1998, Firenze;
- Janusz Piekalkiewicz, Guerra Aerea 1939 - 1945, Istituto Geografico De Agostini, 1981, Novara;
- Alfred Price, I Bombardieri nella Seconda Guerra Mondiale, Fratelli Melita Editori, 1992, La Spezia;
- Christopher Chant, Aerei della Seconda Guerra Mondiale, Istituto Geografico De Agostini, 1976, Novara;
- Philip Makanna, Fantasmi, aerei della seconda guerra mondiale oggi, Istituto Geografico De Agostini, 1988, Novara.
- Valter Fiorani, "Era un caccia dell'ultima guerra", Mondo Sommerso nr.261, 1982, pp. 112-113;
- G.Galvan e P. Francois, "Un falco americano emerge dal mare", Aerei, nr., pp.52-53, 1998;
- Pietro Faggioli e Maurizio Lazzari, "L'Aereo di Skipper", Mondo Sommerso nr.5, maggio 1998, pp.48-59;
- Piero Dell'Amico, "La Marina Militare italiana e l'archeologia subacquea", Rivista Marittima, marzo 1999, pp.117-136;
- Diego Abbo, "Archeologia subacquea", Rivista Marittima, luglio 1999, pp.45-70.



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© First Publication: November, 05th 2003 - Last Update: August, 04th 2004 by
Paolo Genta