CACCIASOMMERGIBILI TEDESCO UJ 2207 "ISLANDE" (Cargo armato di Sestri)
L'
affondamento
Si tratta di una nave rimasta non identificata per diversi decenni, dalla data
di affondamento (19 Novembre 1944) fino alla metà degli anni Novanta.
Le ricerche e la sua esatta identificazione si devono ad un noto subacqueo di
Portofino, Andrea Ghisotti, che con la collaborazione di un esperto tedesco
di storia navale della seconda guerra mondiale (Manfred
Krellenberg) è riuscito nella incredibile impresa
non solo di identificare, ma anche di reperire documentazione storica e fotografica
sull' imbarcazione ed il suo destino.
Le informazioni, molto dettagliate, da loro riportate, riguardano la storia
di un cargo, varato nel 1926 in Normandia dai Cantieri di Caen, col nome di
"Islande" (Matricola BX 5457), e costruito appositamente per la pesca
oceanica di altura in Atlantico.
La nave rimase in attività nell' Atlantico fino al 1939, quando fu ceduta
ad una società di pesca che la rinominò "Cap Nord".
Fu in seguito, con lo scoppio della guerra, requisita dal governo francese e
armata, per entrare in servizio di pattuglia con la matricola P11 a Casablanca.
In seguito al suo invecchiamento fu ceduta dal governo francese, sottoposta
a lavori di ristrutturazione e riconvertita nuovamente a nave da pesca nel 1941,
col nuovo nome di "Ginette de Borgne", nome che però non sostituì
nell'uso il precedente di "Cap Nord", che risulta ancora usato infatti
dai tedeschi, che si impadronirono della nave nel 1942 per la definitiva e ultima
riconversione in cargo armato da guerra. Dopo appena due mesi di lavori, nel
febbraio 1943 la "Cap Nord" venne registrata nella flotta della Kriegsmarine
con la sigla "UJ 2207", per servire di pattuglia con le altre unità
della sua classe (tra cui anche le due unità UJ
2216 e UJ 2210, affondate rispettivamente nella baia del Silenzio
di Sestri e davanti a Deiva Marina).
Venne installato un armamento difensivo costituito da un cannone antiaereo a
doppio binato da 20 mm. (mitragliatrice "Flak"), un cannone anch'esso
da 37 mm. (poi portato ad 88), 4 cannoni antiaerei da 20 mm., un MG34 binato
ed uno semplice, ed infine da catapulte per il lancio di bombe di profondità.
In tal modo si può dire che anche l' UJ 2207 è classificabile,
oltre che come cargo armato, come unità di caccia antisommergibile, al
pari degli altri due di Sestri e Deiva.
Il caccia, così approntato, entrò in missione il 27 Febbraio 1943,
nel Golfo di Genova, con spostamenti verso la Costa Azzurra (dove a Marsiglia
aveva la propria base), e verso il sud del Tirreno. Le ricerche parlano di successi
bellici ottenuti con l'affondamento di una motosilurante inglese a Biserta (1943),
di 5 aerei a Villefranche (Febbraio 1944) e di un sommergibile (maggio 1943).
Il 19 Novembre 1944 l' UJ 2207 era stato comandato di scorta al battello "Dominante"
e ad altre unità minori, sulla rotta Genova-La Spezia; venne però
intercettato da motosiluranti alleate (MTB 420 e 422, inglesi, e PT 308 americane).
Il racconto di alcuni superstiti (Erwin Latting, Hans Leerhoff), intervistati
da Manfred Krellenberg, riporta che le unità affiancarono la nave e la
colpirono con 2 siluri al centro, provocando l' esplosione delle caldaie e l'immediato
affondamento. Morirono a bordo il comandante ed il sottotenente di Vascello
Zoller, mentre le unità di scorta recuperarono in tutto circa 37 superstiti;
i feriti furono una trentina.
L'
immersione
L' UJ 2207 è diviso in 2 tronconi, con la parte poppiera separata e non
più in asse con il resto della nave. La nave giace in assetto di navigazione,
con la parte prodiera verso il mare aperto: i danni da siluramento sono stati
in parte aumentati dai lavori dei palombari, durante le operazioni di recupero
del materiale utilizzabile avvenute nel dopoguerra. L'armamento rimasto comprende
i proiettili da 88 mm., i caricatori da 20 mm. e le catapulte: il resto delle
armi è stato asportato nel tempo, forse tra gli anni ' 60 e ' 70. Si
può entrare nel castello di prua ed osservare gli alloggiamenti, così
come anche all' interno dello scafo: la parte centrale della nave è però
interessata da reti e lenze, che la rendono poco esplorabile e il fango in sospensione
dal fondo potrebbe creare problemi.
Essendo
qui la profondità massima di circa 36 m., il relitto è visitabile
anche con standard da immersione ricreativa avanzata. Generalmente si distribuisce
l'esplorazione in due immersioni, almeno, in modo da dedicarsi ad un troncone
per volta. Per immersioni in ARIA è consigliabile avere a disposizione
una bombola di EAN 50 o di ossigeno, attaccate al trapezio dei 3 m., in modo
da aumentare adeguatamente il tempo di fondo e non eseguire una visita troppo
affrettata.
Alternativamente si possono sfruttare i vantaggi di una immersione in NITROX
32, la cui quota massima di impiego, come è noto, è fissata dal
NOAA a 40 m. (36 m. per SNSI). In questo modo tempi di fondo e decostop risultano
entrambi più adatti all'esplorazione in sicurezza del relitto, a patto
di non superare rigorosamente la quota dei 36 m.
Non è necessario qui l'impiego di miscele, data la quota ancora relativamente
accessibile. Il relitto è molto conosciuto e ben frequentato dai sub
ricreativi, che utilizzano i diving locali di Sestri: partendo dal porto lo
si raggiunge in ca. 15 min. di navigazione al centro della baia del Silenzio.
La zona ospita altri 3 relitti importanti, come la Bettolina,
il KT (UJ
2216) e il La Foce, ma occorre fare attenzione al considerevole
traffico da diporto, poichè ci troviamo a poche centinaia di metri dalla
costa, in località balneare. Il periodo migliore per immersioni indisturbate
risulta, quindi, quello di Ottobre-Novembre e di Marzo-Maggio.
Fonte documentale storica proveniente da una ricerca a cura di Andrea Ghisotti
e Manfred
Krellenberg *), pubblicata in Italia nel 2003.
*) Nato nel 1964,
Krellemberg è un funzionario dell' Ufficio Dogane di Lubecca, Germania,
nonchè ricercatore ed autore di diverse pubblicazioni di ambito storico
sulla marina da guerra tedesca.